Palaeohydrography and early settlements in Padua (Italy)

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Collocazione:
Il Quaternario Italian Journal of Quaternary Sciences, 23(2bis), 387-400
Autore/i:
Paolo MOZZI, Silvia PIOVAN, Sandro ROSSATO, Maurizio CUCATO, Tiziano ABBÀ & Alessandro FONTANA
Abstract:

This paper concerns the palaeohydrographic and geomorphological evolution of the alluvial plain around Padua during the last millennia,and the relative implications for the development of early settlements in the present urban area.The first archaeological evidences in Padua date to the late Bronze Age (1400–1000 BC). Since the early Iron Age (9th century BC) thesettlement experienced a progressive expansion and in the 6th century BC it was already an important urban centre. In the 2nd centuryBC Padua became a Roman municipium, being one of the most important cities in NE Italy. Latin historians wrote that it was crossedby a large river, called the Meduacus, which was identified with the Brenta River in previous archaeological studies. The Brenta Riveris an important Alpine river that now flows about 5 km NE of Padua. Since the Middle Ages the Bacchiglione River, a minor coursepartly fed by ground-water, has been flowing within the city centre along two characteristic meanders; it was artificially diverted only inthe first half of the 20th century in order to protect the city from floodings.As the recent urban expansion limits the possibility to investigate the urban area with remote sensing and field survey, the investigationfocuses on the alluvial plain at the western outskirts of Padua. A 70 km2 area was analysed through the integrated use of verticaland oblique aerial photographs, satellite images, digital terrain models (DTM), field survey and corings.The most ancient Holocene channel belt recognized in the study area is the Mestrino-Rubano (MR) one, which incised the alluvial plainformed during the Late Glacial Maximum (LGM). It was formed by the Brenta River between the Lateglacial and 6300 cal BP. Apalaeochannel named "La Storta" was recognized for a stretch of 13 km; it probably was the last active river bed in the MR channelbelt, between 8400 and 6300 cal BP.The present Bacchiglione River follows another, more recent Brenta River channel belt, named Veggiano-Selvazzano (VS) channelbelt. The meanders in the city centre of Padua most probably belong to this channel belt. Chronostratigraphic data indicate that theVS channel belt was active in the 2nd millennium BC. This implies that Padua was probably crossed by the Brenta River during theBronze Age. A single radiocarbon dating suggests that the VS Brenta River was active also during the 2nd–5th century AD. Such indicationbrings about the possibility that the Brenta River may have been flowing through the city also during the Iron Age and in Romantimes, and that the Bacchiglione River established its present course in early Medieval times. This hypothesis has important implicationsfor the reconstruction of the topography of ancient Padua, but it is based on a weak chronostratigraphy, which should be betterinvestigated in the future. It contradicts geoarchaeological observations, which indicate no evidences of the sedimentary activity ofsuch a large river in the city centre later than the end of the 2nd millennium BC. Moreover, previous geomorphological investigationsshow that the Brenta River was following the present direction since the beginning of the 1st millennium BC, which means that in theIron Age and in Roman times the river would flow several kilometres east of the city.

Nella pianura veneta il popolamento umano è stato molto intenso a partire dall'Olocene medio e l’evoluzione geomorfologica ha spessocondizionato le modalità insediative. In questo studio si tenta di definire l’assetto paleoidrografico relativo ai primi insediamenti eallo sviluppo urbano antico della città di Padova. La recente espansione edilizia limita fortemente la possibilità di attuare tecniche ditelerilevamento e di rilevamento di campagna. Le ricerche si sono quindi concentrate alla periferia occidentale di Padova e nei territoricontermini, analizzando i tratti di pianura attivi durante l'Olocene medio e superiore.Le prime tracce di frequentazione a Padova si riferiscono all’età del Bronzo recente-finale (XIV-X secolo a.C.). Dalla prima età del Ferro(IX secolo a.C.) Padova fu sede di un importante insediamento, che divenne compiutamente urbano attorno al VI secolo a.C. In epocaromana Padova era uno dei maggiori centri dell'Italia nord-orientale; nel II secolo a.C. assunse il titolo di municipium. La città romanaera attraversata da un ampio corso d’acqua denominato Meduacus dagli autori latini; negli studi archeologici questo fiume è associatoal Brenta, che attualmente scorre alcuni chilometri a oriente della città (Fig.1). Fin dal Medioevo Padova è stata attraversata dal fiumeBacchiglione, un corso d’acqua minore alimentato in parte da risorgive, che fu deviato artificialmente al di fuori del centro nella primametà del XX secolo per limitare il rischio di inondazioni. Il Bacchiglione nel centro della città segue due ampi meandri, con ogni evidenzaereditati da un precedente percorso del Brenta.Tramite l'uso combinato di fotografie aeree zenitali e oblique, immagini satellitari, modelli digitali del terreno (DTM), rilevamento sul terrenoe carotaggi stratigrafici si è analizzata un'area di 70 km2 situata a ovest del centro storico (Fig. 2). Nella ricerca sono stati effettuati17 nuovi carotaggi con una sonda manuale fino ad una profondità di 8,5 m lungo transetti che hanno consentito di ricostruire sezionistratigrafiche e raccogliere campioni poi datati con il radiocarbonio (Figg. 3, 4, 5, 6, 8). Questi dati, assieme alle indagini stratigraficheeffettuate nel 1992 in una cava presso Santa Maria di Veggiano (Fig. 7), a un nuovo carotaggio meccanico e ad altre informazioni geognosticheprecedenti, hanno permesso di ricostruire l'assetto sedimentario del sottosuolo. Per definire la cronologia delle diverse direttricifluviali sono state utilizzate datazioni al radiocarbonio su sedimenti organici e legni, oltre che il materiale archeologico eventualmenteinglobato nei sedimenti.Nell’area di studio sono state riconosciute due fasce di canali di età olocenica, attribuibili al Fiume Brenta sulla base delle dimensionidei paleoalvei, della geometria dei corpi sedimentari e della composizione petrografica delle ghiaie (Fig. 2). Nei settori di pianura interpostifra le direttrici oloceniche affiorano i sedimenti alluvionali LGM e la superficie è caratterizzata da suoli con orizzonti calcici ben sviluppati,come già documentato in tutta la pianura veneto-friulana.La fascia di canali più antica, chiamata Mestrino-Rubano (MR), è incisa nei depositi del LGM e ha un’età compresa tra il Tardoglaciale e6300 cal BP; ha una larghezza media di alcuni chilometri e segue un andamento circa WNW-ESE. All’interno di questa fascia di canaliè presente un paleoalveo particolarmente ben conservato, che si segue con continuità per oltre 13 km, noto come il paleoalveo de "LaStorta": è probabile che questo sia l’ultimo percorso lungo questa direttrice, attivo tra 8400 e 6300 cal BP.L’altra fascia di canali è attualmente seguita dal Fiume Bacchiglione ed è in parte mascherata dai sedimenti di quest’ultimo corso d’acqua.Si tratta della cosiddetta fascia di canali di Veggiano-Selvazzano (VS), che era attiva nel II millennio a.C. Una singola datazione su un frammento di ramo a Santa Maria di Veggiano indica la possibilità che la deposizione delle ghiaie all'interno dell'alveo sia avvenutaanche tra il II-V secolo d.C.Si dimostra dunque che il Brenta scorreva lungo la direttrice MR nell'Olocene iniziale e medio; invece la fascia di paleoalvei VS, formataanche essa dal Brenta, era attiva nell'Olocene finale e giungeva fino al centro della città anche durante l'età del Bronzo; probabilmentefu questa direttrice a formare i meandri che tutt'oggi caratterizzano il centro di Padova. L'eventuale passaggio del Brenta per ilcentro cittadino nel II-V secolo d.C. è suggerito dall’attivazione dell’alveo ghiaioso a Santa Maria di Veggiano, ma questa indicazionesi basa su un’unica datazione al radiocarbonio ed è, pertanto, piuttosto debole e controversa. Infatti, l’ipotesi di un corso del Brentaper Padova nell’età del Ferro e in periodo romano non pare supportata dai dati geoarcheologici, che testimoniano una attività di sedimentazionefluviale in città piuttosto limitata, incompatibile con la dinamica di un fiume alpino. Inoltre, le ricerche geomorfologichecondotte precedentemente poco a nord e a est di Padova sembrano indicare che il Brenta scorreva lungo la sua attuale direzione giàdall’inizio del I millennio a.C.

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