Biochronology of terrestrial mammals and Quaternary subdivisions: a case study of large mammals from the Italian peninsula

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Collocazione:
Il Quaternario Italian Journal of Quaternary Sciences, 22(2), 2009, 291-306
Autore/i:
Maria Rita PALOMBO
Abstract:

Defining and subdividing the Quaternary on the basis of the mammalian fossil record from the continental realm is not a simple task due to the low degree of succession continuity and the scattered palaeontological evidence. Moreover, even if the approaches to the Quaternary are basically interdisciplinary and may combine many different chronological scales, establishing correlations between biochronology, biostratigraphy, chronostratigraphy, climatostratigraphy, and composite regional stratigraphy can often be very problematical. As far as biochronology is concerned, the marked geological, environmental and climatic diversity affecting different continental regions makes a correlation based on biological events difficult. Indeed, “biochronological units” represent a time span during which faunas have a degree of taxonomic homogeneity and the corresponding “faunal complexes” have to be regarded as non- overlapping and "ecologically adjusted groups of animals with specific geographic limits and chronological range" (TEDFORD, 1970). Nevertheless, the stratigraphic lowest and highest occurrences of fossil remains (stratigraphic datum) within a given geographical area do not necessarily correspond to their actual first/last appearances (palaeobiological events) in time. This is due to diachroneity in palaeobiological events (i.e. local first and last appearances are strictly linked to dispersal, and the physical and biotic factors causing local evolution and extinctions) coupled with discontinuity in the continental sedimentary record, the rarity of deposits formed in a regime of virtually continuous sedimentation, the presence of important ecological barriers (that prevent some taxa from dispersing), environmental conditions (that affect the structure of palaeocommunities), and taphonomic and sampling biases. As a result, ongoing research, continuously yielding new data, make chronological frameworks thus far outlined, even if recent, open to significant improvements, and causing biochrons to be updated. This fact prevents any detailed biochronological framework from having widespread geographical significance. Thus, only higher ranking biochronological units (Land Mammal Ages, LMAs) - whose separation is based on palaeobiological events which have a wide territorial significance - could be useful for chronological correlations. Nonetheless, the transition between successive LMAs does not always correspond to the boundaries separating marine Series or Stages. For instance, the Villafranchian LMA approximately began with the Late Pliocene (Piacentian) and the transition from the early to the middle Villafranchian LMA happened around the Pliocene/Pleistocene (Piacentian/Gelasian) boundary, whereas the transition to the late Villafranchian took place during the latest Gelasian, and those from the Villafranchian to Galerian LMA and from the Galerian to Aurelian LMA respectively predated the beginning of the Middle and Late Pleistocene.

Definire e suddividere il Quaternario sulla base del record fossile dei mammiferi continentali non è un compito facile ed anche se gli approcci al Quaternario sono fondamentalmente interdisciplinari e tendono a combinare diverse scale cronologiche, stabilire correlazioni tra biocronologia, biostratigrafia, cronostratigrafia, climatostratigrafia, e stratigrafia regionale è spesso problematico. Sebbene le unità basate su eventi biologici e climatici siano di largo uso nel Quaternario continentale, il loro status non è stato formalmente definito e questo alimenta dubbi nell’approccio metodologico e confusione tra teoria (dato Paleobiologico) ed operatività (dato stratigrafico). Dal punto di vista teorico, le " unità biochronologiche" rappresentano un lasso di tempo durante il quale le faune locali hanno un certo grado di omogeneità tassonomica ed i "complessi faunistici” che caratterizzano le singole unità devono essere considerati “non-overlapping and ecologically adjusted groups of animals with specific geographic limits and chronological range" (TEDFORD, 1970). Tuttavia, l'’evidenza stratigrafica della prima e ultima presenza di un fossile nelle successioni affioranti in una determinata area geografica (dato stratigrafico) non corrisponde necessariamente all’effettiva prima e ultima comparsa di quel taxon nel tempo (evento paleobiologico). Ciò si deve alla diacronicità degli eventi paleobiologici (ad esempio gli eventi locali di comparsa e scomparsa sono strettamente legati rispettivamente alla dispersione ed ai fattori fisici e biotici che regolano diffusione ed estinzione), alla discontinuità del record sedimentario continentale, alla rarità di depositi formati in regime di sedimentazione continua, alla presenza di barriere ecologiche (che limita o impedisce la dispersione di alcuni taxa in certuni territori), alle condizioni ambientali locali (che influenzano la struttura delle Paleocomunita), a problemi tafonomici e di campionamento. Questi limiti rendono instabili schemi biocronologici dettagliati basati su un record fossile regionale, in quanto essi sono fortemente dipendenti dal progredire delle conoscenze sul campo. Fin dalla prima introduzione delle unità faunistiche (FUs) (Azzaroli 1977), sulle quale si fonda la biocronologia dei grandi mammiferi della penisola italiana, il progredire delle ricerche e la scoperta di nuove faune ha portato sia alla ridifinizione e/o eliminazionedi alcune FUs sia alla creazione di nuove. Ne consegue che, proprio in funzione della possibilità di discriminare singoli bioeventi, ogni schema biocronologico delle faune italiane risulta quanto più dettagliato tanto meno stabile nel tempo, nonché difficilmente confrontabile con gli schemi proposti per l’Europa continentale. In realtà, l’utilizzo di unità biochronologiche di più alto rango (Land Mammal Age, LMA) - la cui separazione è basata su eventi paleobiologici validi a grande scala e cambi di struttura dei complessi faunistici – meglio si presta a correlazioni su vasta scala. La transizione tra successive LMA, tuttavia, non sempre corrisponde ai limiti che separano Serie e Stadi. Per esempio, il Villafranchiano inizia con il Pliocene superiore (Piacenziano), la transizione al Villafranchiano medio potrebbe coincidere grosso modo con il limite Pliocene/Pleistocene (Piacenziano / Gelasiano), ma il passaggio al Villafranchiano superiore avviene nel tardo Gelasiano, e le transizioni Villafranchiano/Galeriano e Galeriano/Aureliano precedono, rispettivamente, l'inizio del Pleistocene medio e superiore.

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