Proposal for preservation and protection of the Marche region mud volcanoes (central Italy)

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Collocazione:
Il Quaternario Italian Journal of Quaternary Sciences, 18(1), 2005, 179-184
Autore/i:
Piero FARABOLLINI, Marco MATERAZZI & Gianni SCALELLA
Abstract:

have been in the past the subject of several studies by different Authors; mentioned in classical scripts, they have been treated more in detail starting from the 17th century in naturalistic studies published by Scientific Academies or Cultural Associations.
In the Marchean region, these phenomena have been observed only in the peri-Adriatic sector where Pliocene and Pleistocene formations crop out; they are well represented with respect to typology, number and extension.
The present paper proposes several strategies for their preservation and protection: in particular these aim to avoid the characteristic morphologies, produced by leaking mud (also several times per year in some cases), being suddenly demolished by anthropic or natural agents. Mud leakage generally occurs on a flat surface called “piano della salsa” prevalently on a thalweg or along a very gentle portion of the slope.
Typical, in mud volcano morphology, is the presence of one or more cones of different height and extension with emission of mud with different fluidity; sometimes natural boundaries exist and the leakage remains confined inside a depression, but in other cases the mud emissions can reach the hydrographic network.
The Marches Region Administration, as those of other Italian Regions, have no rules yet (except for some indications in the PPARRegional Plan for Landscape and the Environment) for preventing and protecting these geo-sites. The procedure for safeguarding them should start from an analysis of the territory and a study of its resources, in particular defining characteristics, potential risks, and the objectives to be reached; in addition, it should formulate proposals for their use and enhancement, also indicating possible thematic routes (geological and geomorphologic pathways) in particularly significant areas.

I “vulcani di fango” o “vulcanelli di fango” o “salse”, sono stati oggetto, in passato, di studi da parte di numerosi Autori; se ne ritrovano tracce a partire dagli scrittori classici e, più diffusamente, dal ‘600 in poi con la ripresa dell’attività conoscitiva degli aspetti naturalistici da parte delle Accademie Scientifiche e delle Associazioni culturali.
I vulcanelli di fango, nella loro configurazione tipica, sono stati osservati nella regione marchigiana solamente nell’area periadriatica, caratterizzata dall’affioramento di depositi terrigeni pliocenici, anche se ben rappresentati, sia come tipologia che come numero che come estensione. Per citarne solamente i maggiori, si ricordano quelli presenti nelle Marche centro-settentrionali, nei pressi di Maiolati Spontini (AN) e San Paolo di Jesi (AN); oppure quelli nelle Marche centro-meridionali presenti nei pressi di Petriolo e Loro Piceno (MC), nei pressi di Montegiorgio (AP), Falerone (AP), Offida (AP) e nelle vicinanze del Monte dell’Ascensione (AP).
Nel presente lavoro, oltre a riportare alcuni dati desunti da osservazioni effettuate sui vulcanelli di fango dell’area delle Marche meridionali (Offida), si propongono alcune azioni volte alla loro conservazione e tutela in quanto, nonostante le emissioni si ripetano per diverse volte nell’arco di un anno, anche se in maniera discontinua nel corso di più anni, le forme originate dal fango fuoriuscito, vengono quasi sempre demolite dagli agenti esogeni e, soprattutto, dall’azione dell’uomo, pochissimo tempo dopo la loro formazione.
Le emissioni fangose avvengono in genere su una superficie pianeggiante chiamata “piano della salsa”; in quasi tutti i casi osservati, esse risultano presenti sul fondovalle e/o su superfici pianeggianti che interrompono il pendio e indipendente dal reticolo idrografico presente; tuttavia non mancano casi, peraltro molto rari, in cui invece è possibile osservarle lungo il talweg del reticolo idrografico secondario.
La Regione Marche, così come la quasi totalità delle regioni italiane, ad eccezione di alcune indicazioni contenute nel cosiddetto PPAR (Piano Paesistico Ambientale Regionale), non è dotata di norme che prevedano in qualche modo azioni di conservazione e tutela di tali geositi.
Il procedimento per giungere alla salvaguardia dei geosito dei “vulcanelli di fango”, e delle aree ad esse connesse, dovrebbe prendere inizio dalla fase di analisi del territorio e delle sue risorse, che valuti le aree in base agli aspetti di ogni singolo sito ed alla sua vocazione, individui le minacce e ne definisca gli obiettivi da perseguire e che, infine, indichi le proposte di fruizione e valorizzazione di ogni geosito, includendo anche la possibilità di individuare percorsi tematici specifici (sentieristica geologico-geomorfologica) per zone particolarmente significative.
Tale Piano potrebbe risultare composto dalle seguenti fasi:
• Fase di Analisi;
• Fase di Valutazione e Definizione;
• Fase Propositiva (di tutela e di valorizzazione).
In particolare, gli strumenti per la tutela e la gestione di questo peculiare geosito potrebbero essere rappresentati da:
• ripristino delle condizioni naturali dell’affioramento e promozione di attività di conservazione del geosito;
• pannelli di avvicinamento e/o segnalazione del luogo mentre, sul posto, pannelli interpretativi che spiegano il fenomeno che si ha davanti, la sua genesi e la sua evoluzione spazio-temporale, anche con ricostruzioni 3D del suo stato iniziale confrontato con quello attuale;
• zona di sosta, supportata da idonea tabellazione esplicativa, strutturata in maniera tale da rappresentare un polo di attrazione alla stessa stregua di un museo naturale all’aperto.

Abstract (PDF)

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