Depositi carbonatici infrapleistocenici di tipo foramol in sistemi di scarpata (Salento - Italia meridionale)

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Collocazione:
Il Quaternario Italian Journal of Quaternary Sciences, 17(2/2), 2004, 537-546
Autore/i:
Marcello TROPEANO, Luigi SPALLUTO, Massimo MORETTI, Piero PIERI & Luisa SABATO
Abstract:

La Penisola salentina, fra Otranto e Santa Maria di Leuca, termina verso mare con un articolato e ripido pendio roccioso, che raccordala porzione sommitale della regione (le Serre salentine, una sorta di modesto altopiano costituito da blandi rilievi ed ampie depressioniorientati quasi ortogonalmente alla costa) al Canale d'Otranto nel Mar Ionio. Il pendio roccioso è costituito da carbonati appartenenti adifferenti unità stratigrafiche discordanti fra loro, la cui età è compresa fra il Cretaceo ed il Quaternario. Fra questi depositi sono statistudiati i più giovani, infrapleistocenici, presenti nella parte bassa del pendio roccioso fino al livello del mare, attribuiti in letteratura alleCalcareniti del Salento e ritenuti, prima di questo lavoro, di ambiente costiero.Questi depositi carbonatici di tipo foramol affiorano in maniera discontinua, presentano spessori variabili da pochi metri fino a diversedecine di metri e corrispondono a piccoli corpi isolati sviluppatisi in alcune brusche rientranze del pendio. In particolare, a PortoMiggiano (Santa Cesarea) ed a Castro Marina le successioni sono caratterizzate da lunghi clinoformi interrotti da nicchie di distacco difrane sottomarine evolutesi in piccoli canali effimeri. Le nicchie di distacco sono cicatrizzate da backset mentre i canali sono riempiti oda depositi simili a quelli incisi o, caoticamente, dagli stessi materiali in frana. Depositi di frana (slumps) ed altre soft-sediment deformationstructures si riconoscono soprattutto nella parte bassa delle successioni, dove i clinoformi diminuiscono asintoticamente il loroangolo. L'insieme dei dati sedimentologici porta ad interpretare queste calcareniti come depositi di scarpata e base di scarpata sottomarina,alimentati sia dai sistemi carbonatici di mare sottile presenti fra le Serre che da produzione lungo il pendio. Questi sistemi sisviluppavano in indentazioni del pendio e costituivano piccoli ed isolati aprons di profondità non elevata.L'interpretazione qui proposta porta a rivedere sia l'attribuzione formazionale dei depositi in oggetto sia le ipotesi circa l'evoluzionepleistocenica del Salento. Si suggerisce infatti di attribuire i depositi studiati alla Formazione della Calcarenite di Gravina, nota soprattuttonell'area delle Murge come l'unità che segna la fase di subsidenza dell'avampaese apulo indotta dalla propagazione verso estdell'orogene sudappenninico; inoltre, la posizione nella parte bassa del pendio dei depositi studiati, a differenza di quanto proposto inprecedenza in letteratura, non indicherebbe una fase di stazionamento del mare lungo il pendio dopo un'iniziale fase di sollevamentoinfrapleistocenica della regione. Il sollevamento sarebbe avvenuto solo successivamente, così come evidenziato dalla presenza di unaserie di terrazzi marini medio-suprapleistocenici riconosciuti nell'area salentina da altri autori a partire da quote superiori rispetto aquelle di affioramento dei depositi studiati.

Along the eastern Salento coast (Southern Italy), Cretaceous to Quaternary carbonates crop out on a 100 m high escarpment that connectsa wide and relatively flat area to the Otranto Strait (Ionian Sea). Along the escarpment, faulted and tilted Cretaceous and Eocenelimestones record deposition in shallow-marine and marginal carbonate environments. Younger carbonates disconformably overlie thissubstratum and they formed when the region was partially submerged. Accordingly, Priabonian to Messinian carbonates which cropout along the escarpment were interpreted as slope deposits linked to reef systems developed on the margin of the top area, whilelower Pleistocene carbonates cropping out at the base of the same escarpment were considered coastal in origin and formed duringthe uplift of the region.Stratigraphic and sedimentologic studies carried out on these lower Pleistocene carbonates demonstrate that also these depositsshould be considered as slope deposits. The studied carbonates are foramol-type ones and discontinuously crop out along the lowerpart of the escarpment. They show a variable thickness (from a few meters up to several tens) and often exhibit a fan morphology; theycorrespond to small isolated bodies (up to a few km2 wide) developed in some indentations of the escarpment, and are composed ofcoarse skeletal grains mainly deposited via slumpings or grain flows. Successions are characterized by long clinobeds cut by slumpscars downward passing to gullies; backsets, slumps and chaotic deposits fill these erosional features. Clinobeds are alternativelymade up of molechfor and rodhalgal facies which respectively record resedimentation by grain flows of shallow marine carbonatesdeveloped on top of the region and along-slope carbonate production.Depositional systems correspond to small shallow-marine aprons whose discontinuous distribution along the escarpment (insideindentations) should be considered an original feature.The idea that these deposits record the Sicilian sea-level along the escarpment should be abandoned as they are not coastal deposits.The studied deposits should be correlated to the Calcarenite di Gravina Formation which in other areas of the Apulian Foreland (whichthe Salento region belongs to) are considered as the deposits linked to the subsidence induced by the estward migration of the south-Apennines orogenic system. The Quaternary uplift of the Salento region should be begun after the deposition of the studied slopedeposits, as indicated also by a series of middle-upper Pleistocene marine terraces which start at heights higher than those ones of thestudied deposits.

Abstract (PDF)

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