First remarks on Late Pleistocene lacustrine deposit in the Berceto area (northern Apennines, Italy)

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Collocazione:
Il Quaternario Italian Journal of Quaternary Sciences, 17(2/1), 2004, 133-143
Autore/i:
Remo BERTOLDI, Alessandro CHELLI, Rachele ROMA,Claudio TELLINI & Paolo VESCOVI
Abstract:

During a geognostic survey performed by the Servizio Difesa del Suolo of the Emilia-Romagna District Administration in correspondenceto the Berceto village (Northern Apennines, Parma Province), a lacustrine sequence of about 25 metres was found in theborehole Berceto SPz2.This paper shows the preliminary results coming from the analysis of the Berceto lacustrine deposit and suggests the morphologicalsetting that may have contributed to the origin and development of the lake.The geological and geomorphological surveys highlight that the landslides are the prevalent processes affecting the Berceto slope. Thelacustrine sequence is a part of the filling of a trench that lies behind the dormant rotational rock slide involving the upper part of the slope.The entire core is 50 metres long. Sedimentologic, pollen and microscopic analyses, the latters carried out on thin polished sectionsby both optical and scanning electron microscope (SEM), together with radiocardon datings, allowed its division into 7 units and permittedus to obtain their features, ages and some inferences on their formation.From the top to the bottom of the core, a first unit (0-4.30 m) represents material reworked by the strong anthropic use of the place.Below it, a level of peat (unit 2; 4.30-6.10 m), represents the ending of the lacustrine basin. It records a floristic phase characteristic ofthe middle-lower Postglacial of the Northern Apennines.The unit 3 (6.10-9.20 m), together with the subsequent units 4 (9.20-17.00 m) and 5 (17.00-31.00 m), represent the real lacustrinedeposit. The presence of laminated structures is the main feature of this sequence. Both clastic graded millimetric laminae and coupletsof dark and pale clayey ones are present. They are evident in unit 5 and begin vanishing proceeding towards the top of thesequence (unit 4), being almost completely destroyed in correspondence to unit 3. The units are affected by deformations of differenttypes (penecontemporaneous and/or post-depositional) and extent, occurred either very close or far from the water-sediment interface.The lacustrine sequence developed during the Upper Pleistocene.Below the lacustrine deposit, a breccia (unit 6; 31.00-48.00 m) is present. It represents a weathered cover derived from the rocks outcroppingin the area, subsequently involved in mass wasting processes of the slope. It is probably related to the rotational rock slideaffecting the western side of the Berceto area, that may have represented the natural dam of the ancient Berceto lake. The uppermostportion of the breccia contains a clayey matrix that may have waterproofed the bottom of the lake. The last unit 7 (48.00-50.00 m) mayrepresent the substratum of the deposit and the Berceto landslide.On the basis of the results of the whole study, it is possible to refer the formation of the lake starting from a geomorphologic contextof the Berceto slope very similar to the present one. In such a situation, the movements of the Berceto landslide determined the presenceof a trench, in which the lake progressively developed. The landslide movements started in the Upper Pleistocene and continuedin the Holocene up to the development of the present hollow of Berceto.

Un sondaggio (Berceto Spz2) eseguito dal Servizio di Difesa del Suolo della Regione Emilia Romagna nel corso di una campagna geognosticacondotta in corrispondenza del paese di Berceto, posto alla sommità di un versante a cavallo tra le valli dei Torrenti Baganza eManubiola nel settore parmense dell’Appennino settentrionale, ha individuato una sequenza lacustre dello spessore di circa 25 metri.Lo scopo di questa nota è di illustrare i risultati preliminari derivanti dall’analisi del deposito lacustre di Berceto e di ipotizzare, anchesulla base degli elementi morfologici dell’area, lo scenario che potrebbe aver portato alla formazione del lago.La sequenza rinvenuta costituisce parte del riempimento di quella cha si presenta come una blanda depressione, orientata circa NNESSW,occupata dal paese di Berceto. La depressione è l’espressione morfologica di una trincea determinatasi nell’evoluzione dellafrana rotazionale quiescente in roccia che interessa la porzione altimetricamente più elevata del versante che da Berceto degrada,verso NW, fino al corso del Torrente Manubiola. Gli elementi morfologici rilevati hanno permesso di determinare come l’intera area siainteressata, prevalentemente, da morfogenesi gravitativa, che si esprime attraverso la presenza di numerose frane quiescenti di tipocomplesso, condizionate dai caratteri litologici e strutturali delle rocce affioranti.La carota recuperata nel sondaggio Berceto Spz2 misura una lunghezza totale di 50 metri. Su di essa è stata condotta una dettagliataanalisi, implementata da osservazioni sia al microscopio ottico sia al SEM di sezioni sottili tagliate nelle parti della sequenza lacustreche hanno conservato le strutture più significative per l’interpretazione della genesi del deposito. Unitamente a ciò è stata condottaun’analisi palinologica preliminare del deposito e sono state effettuate una serie di datazioni radiocarbonio su materiale organico prelevatoa differenti livelli entro la carota stessa.Complessivamente gli studi condotti hanno permesso di suddividere l’intera carota in 7 unità. Dall’alto verso il basso è stata individuatauna prima unità (0-4,30 m) costituita da una breccia siltoso-argillosa polimittica che è il risultato del rimaneggiamento dovuto all’attivitàantropica. A questa fà seguito l’unità 2 (4,30-6,10 m), uno strato di torba alla cui base è presente un sottile livello di sabbie ricco di restivegetali. Questa unità presenta un contenuto floristico tipico del Postglaciale medio-inferiore dell’Appennino settentrionale, mentre nonè rappresentata la storia paleobotanica dell’inizio dell’Olocene e quella dell’Olocene medio-superiore. Questa mancanza è forse giustificatadall’evidente rimaneggiamento dell’intero livello; infatti la torba si presenta in un cattivo stato di conservazione, con chiare indicazionidi ossidazione e frantumazione.Con il sottostante intervallo costituito dall’unità 3 (6,10-9,20 m) compare la sequenza di chiara origine lacustre. Si tratta di un depositomassivo generalmente siltoso e localmente costituito da sabbie molto fini di colore grigio chiaro, con intraclasti di colore da grigio pallido a grigio scuro. La sottostante unità 4 (9,20-17,00 m) è rappresentata da un deposito siltoso, di colore grigio-giallastro, con strutturacaotica. Si rinvengono livelletti costituiti da lamine chiare e scure spesso di aspetto evanescente, deformate in modo duttile e, localmente,sabbie fini contenenti resti vegetali. L’analisi dei pollini contenuti nelle due unità 3 e 4 ha permesso di ricostruire una sequenzadi eventi con un certo grado di coerenza, attribuibili verosimilmente al Tardiglaciale. Il contenuto della porzione medio-inferiore delsub-intervallo palinologico definito dalle unità 3 e 4 rimanda ad un periodo con caratteristiche cilimatiche glaciali di tipo stadiale cuisegue, nella parte alta, un periodo di tipo interstadiale. Datazioni radiocarbonio effettuate su campioni prelevati a 6,20 e 11,65 metri,hanno restituito valori rispettivamente di 11.150±70 14C yr B.P. e 14.480±50 14C yr B.P. e collocano le unità in periodi con condizioni climatichecome quelle prospettate dall’analisi palinologica, in accordo con le suddivisioni climatostratigrafiche per il Pleistocene superiore,proposte da RAVAZZI (2003). I caratteri delle unità 3 e 4 suggeriscono, per la loro deposizione, un contesto di ambiente lacustrecaratterizzato da una certa dinamicità. In particolare è verosimile ritenere che la deposizione risenta degli effetti di fenomeni gravitativiche hanno coinvolto direttamente i depositi laminati deformandoli e della rimozione, dalle porzioni marginali verso il centro del lago, dimateriale che viene risedimentato, in occasione di afflussi importanti dal bacino di alimentazione. La deformazione penecontemporaneadei depositi risulta più evidente nell’unità 3 rispetto all’unità 4.L’unità 5 (17,00-31,00 m) è composta da lamine gradate siltose clastiche con spessori di qualche millimetro, di colore da giallastro agrigio chiaro, e lamine argillose submillimetriche di colore grigio scuro contenenti sostanza organica, cui si associano, talvolta, laminesottilissime biancastre. Le lamine sono sempre ripiegate e interessate da superfici di taglio, con andamento da suborizzontale a ondulato,tali deformazioni risultano post-deposizionali e non si sono verosimilmente sviluppate all’interfaccia acqua-sedimento. Le lamineargillose scure si presentano come bande millimetriche di colore bruno composte di argilla, in cui compare, in maniera diffusa, materialesiltoso. L’analisi palinologica preliminare, sebbene condotta su di un numero esiguo di spettri, e la data radiocarbonio di 29.620±29014C yr B.P., restituita da un campione prelevato a 22,50 metri, hanno permesso di collocare la sedimentazione dell’unità 5 nel Würmmedio delle Alpi (RAVAZZI, 2003). Infatti in concomitanza con la glaciazione würmiana alpina, si verificò anche nell’Appennino settentrionaleun massimo di espansione dei ghiacciai, ben espresso nelle valli dei Torrenti Parma e Cedra. Nella limitrofa Val Baganza, con ogniprobabilità, si instaurarono, invece, condizioni prevalentemente di tipo periglaciale. Nell’unità 5 le lamine chiaro-scure sono l’espressionedi fasi di deposizione in un ambiente lacustre tranquillo, determinato da una ridottissima dinamicità delle acque del lago. A queste siassociano le lamine clastiche la cui deposizione è avvenuta o in occasione dei periodi di apertura del sistema lago agli influssi esterni, oin conseguenza di fenomeni di risedimentazione per scuotimento del fondo del lago in occasione dei movimenti della frana. Le pieghee le superfici di taglio che interessano l’unità 5, testimoniano il coinvolgimento dei depositi in deformazioni legate verosimilmente a fasidi movimento della frana in roccia di Berceto.La successiva unità 6 (31,00-48,00 m) è costituita da una breccia a clasti centimetrici angolosi immersi in una matrice siltosa. Nellaparte sommitale dell’unità la matrice della breccia diviene via via più argillosa e potrebbe aver avuto il ruolo di materiale impermeabilizzanteil fondo del lago, contribuendo all’impostazione di quest’ultimo. Il deposito, fortemente ossidato, dovrebbe rappresentare unacoltre derivante dall’alterazione dell’originario substrato costituito da Arenarie di Scabiazza (cfr. Arenarie di Ostia), largamente affiorantinell’area, successivamente coinvolta in fenomeni gravitativi da mettere, verosimilmente, in relazione con la frana in roccia che interessala parte sommitale del versante di Berceto.Negli ultimi due metri il sondaggio (unità 7; 48,00-50,00 m) si è approfondito all’interno delle Argille a Palombini di Monte Rizzone, chedovrebbero rappresentare il substrato dell’intero deposito e del movimento franoso, e che in affioramento compaiono a SW dell’abitatodi Berceto.Sulla base di quanto emerso dallo studio geomorfologico del versante e dall’analisi della carota Berceto Spz2 si può prospettare che illago si sia formato a partire da una situazione morfologica del versante di Berceto non molto diversa da quella attuale. In un tale contestoil progressivo collasso della frana in roccia avrebbe portato all’apertura della trincea nella quale si sarebbe impostato il lago. Talescenario prevede l’inizio dell’evoluzione della frana a partire almeno dal Pleistocene superiore e la sua prosecuzione fino all’Olocene ein quest’epoca la depressione si sarebbe progressivamente colmata fino a raggiungere l’attuale conformazione.

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