Nuovi procedimenti cartografici per il Quaternario continentale: l’esempio della carta geologica dell'alta Valle dell'Aterno

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Collocazione:
Il Quaternario Italian Journal of Quaternary Sciences, 16(1), 2003, 109-120
Autore/i:
Carlo BOSI, Paolo MESSINA & Marco MORO
Abstract:

Nell’ambito della cartografia geologica italiana del Quaternario continentale i procedimenti più evoluti sono attualmente quelli utilizzatidal progetto per la nuova carta geologica d’Italia, alla scala 1:50.000 (CARG). L’innovazione più sensibile introdotta da questo progettoè rappresentata dall’adozione delle unità allo-stratigrafiche o delle unità a limiti inconformi (UBSU). Alcune realizzazioni degli anni ’90 suggeriscono però la possibilità di altre innovazioni che riguardano il contenuto informativo delle carte, con particolare riguardo alla utilizzazione degli elementi geomorfologici. In alcune delle procedure finora adottate, questi elementi non sono, infatti, più aggiunti a quellistratigrafici, ma sono integrati con essi in una prospettiva che tende a superare l’abituale separazione fra stratigrafia e geomorfologia.La carta geologica del Quaternario dell’alta valle dell’Aterno è stata realizzata con procedimenti che rappresentano una radicalizzazione di queste procedure, fino al punto di modificare la struttura delle unità di riferimento. Infatti, quelle cartografate non sono più unitàstratigrafiche, ma unità corrispondenti ad una integrazione di unità allostratigrafiche ed unità “morfosequenziali”, queste ultime intese come elementi di una sequenza di superfici fossili (di erosione o di accumulo). Queste unità, definite come “unità allo-morfosequenziali”(UAM), sono di regola delimitate inferiormente da una superficie d’erosione sepolta al disotto della unità allostratigrafica, e superiormente da una, o più, superfici relitte. La principale differenza con le usuali unità stratigrafiche è che mentre queste sono definite principalmente sulla base dei fatti deposizionali, le UAM rappresentano in modo esplicito anche i fatti morfogenetici, perfezionando la definizione della successione di eventi che hanno dato origine all’evoluzione geologica dell’area. Questa differenza presenta anche conseguenze sul significato delle superfici di discontinuità che delimitano le unità stratigrafiche: esse non sono più considerate come semplicielementi di separazione fra unità allostratigrafiche (o UBSU), ma come testimonianze di eventi morfogenetici ai quali viene assegnata una totale parità di rango con quelli deposizionali.Nell’area rilevata sono state riconosciute numerose unità che sono state raggruppate in tre insiemi diversi e precisamente: (i) una successionecronologicamente ordinata di 8 unità allo-morfosequenziali e di 19 unità morfosequenziali rappresentate da superfici relitte; (ii)6 unità morfosequenziali corrispondenti ad una successione terrazzata almeno in parte più antica della successione precedente; (iii) treunità stratigrafiche delle quali non è stato possibile definire nel dettaglio i rapporti con la successione cronologicamente ordinata. Tuttequeste unità sono state indicate con numeri che esprimono la posizione cronologica relativa degli elementi costitutivi (litosomi e forme).In una situazione come quella della zona considerata, dominata dal progressivo incassamento di forme e litosomi la successione delle unità allo-morfosequenziali viene manifestamente a corrispondere alle tappe del progressivo approfondimento del reticolo idrografico.Viene quindi ad essere avvalorata la spiccata valenza evolutiva della carta.Altre innovazioni adottate nella realizzazione della carta riguardano le indicazioni geomorfologiche e gli elementi strutturali. Per le primesi è preferito rinunciare alle indicazioni usualmente riportate nelle carte geologiche (orlo di terrazzo, dolina, ecc.) limitandosi a cartografare solo gli elementi geomorfologici di diretto interesse nei riguardi della ricostruzione degli eventi geologici succedutisi nell’area, rappresentati dalle superfici relitte. Per gli elementi strutturali sono state fornite indicazioni sulla cronologia della deformazione e sulla fontedelle valutazioni.Tenuto conto che l’alta valle dell’Aterno rappresenta un campione significativo delle conche intermontane dell’Appennino centrale, la procedura illustrata in questa nota sembra essere suscettibile di una applicazione non strettamente locale. La carta presentata in questanota si può quindi intendere come una proposta da collocare nella prospettiva metodologica di un superamento degli attuali criteri cartografici per il Quaternario continentale.

In the field of the Italian geological cartography of the continental Quaternary deposits at present the most advanced procedures arethose used for the new Italian geological map project on a scale of 1:50.000 (CARG).The most noticeable innovation introduced by this project is represented by the adoption of allo-stratigraphical units or unconformityboundary stratigraphic units (UBSU). Some accomplishments in the 90’s, however, suggest the possibility of other innovations thatregard the informative content of maps, with a particular consideration to the use of geomorphological elements. In some of the procedures which until now have been adopted, these elements have in fact not been added to those stratigraphic, but have been integrated with a perspective that tends to exceed the usual separation between stratigraphy and geomorphology.The Quaternary geological map of the upper Aterno Valley has been achieved with a process that represents a radical use of these procedures, to such a degree that it modifies the structure of the reference unit. In fact, those cartographed are no longer stratigraphicunits, but units that correspond to an integration of allo-stratigraphic units and morphosequencial units, the last agreed to be elementsin a sequence of relict surfaces (due to erosion or accumulation). These units, defined as “allo-morphosequencial units” (UAM) are delimited lower down by an erosional surface buried below by the allo-stratigraphic unit and above by one or more relict surfaces. The main difference with the usual stratigraphic units is that while these are defined mainly on the basis of depositional events, the UAM also represents in an explicit way the morphogenetic events, perfecting the definition of the succession of events that have given origin tothe geological evolution of the area. This difference also has consequences on the importance of the erosionial surfaces (unconformity)that delimit the stratigraphic units: they are no longer considered as simple elements of separation between allo-stratigraphic units (orUBSU), but as evidence of morphogenetic events to which is assigned a completely equal rank, as for those depositional.In the surveyed area many units have been recognised which have been divided into three different groups, which are:(i) a chronologically ordered succession of 8 units allo-morfosequenziali and 19 morphosequential units represented by relict surfaces.(ii) 6 morphosequential units corresponding to a terraced succession which is at least in part older than the previous succession (iii) three stratigraphic units of which it has been impossible to define in detail its relationship with the chronologically ordered succession.All these units have been indicated with numbers that express the relative chronological position of the constituent elements (lithosomesand shapes).In a situation such as the one considered, dominated by the progressive embedding of shapes and lithosomes, the succession of the allo-morphosequential unit is revealed in correspondence to the progressive deepening phases of the hydrographic network. The distinct evolutionary valence of the map is therefore confirmed.Other innovations adopted in the making of the map regard the geomorphological indications and the structural elements. For the first,the common indications usually referred to in the geological maps have been abandoned (terrace borders, dolines, etc.) limiting ourselvesto cartographing only the geomorphological elements of direct interest in regards to the reconstruction of successive geological events in the area represented by relict surfaces. Information on the chronology of the deformation and origin of the evaluation have been provided for the structural elements.Taking into account that the upper Aterno represents a significant sample of the intermountain valley of the central Apennines, the illustratedprocedure in this text does not seem to be susceptible to only a strictly local application. The map presented can therefore beconsidered as a proposal to be placed in a methodological perspective as a surpassing of the present cartographic criteria for the continental Quaternary.

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